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Attualità lunedì 27 aprile 2015 ore 14:19

Il paradosso di Wilde arriva a teatro

Un momento dello spettacolo

Ai Leggieri in scena “La ballata del carcere di Reading”, triplice firma di Umberto Orsini, Giovanna Marini e Elio De Capitani



SAN GIMIGNANO — Orsini, Marini e De Capitani: tre artisti per uno spettacolo con una strana genesi alla ricerca di Wilde. Giovedì 30 aprile alle 21,30 al Teatro dei Leggieri di San Gimignano va in scena “La ballata del carcere di Reading”, con Umberto Orsini e Giovanna Marini che firma le musiche eseguite dal vivo per la regia di Elio De Capitani.

L'idea nasce dall'incontro di Umberto Orsini e Giovanna Marini in un altro spettacolo, “Urlo” di Pippo Delbono dove Orsini ha portato la sapienza dei suoi frammenti di Wilde e Shakespeare e la Marini la sua antica esperienza del canto degli umili al confronto con la composizione del mondo disperato nel circo umano di Delbono e dei suoi fedeli compagni di viaggio. Nel progetto è stato poi coinvolto Elio De Capitani che aspettava solo un'ultima spinta per affrontare qualcosa a cui pensava da tempo, "il dilemma, o meglio il paradosso di Wilde".

Nel 1895 Oscar Wilde, in seguito a una causa per diffamazione da lui intentata al Duca di Queesberry, fu a sua volta accusato di comportamento contrario alla morale pubblica e condannato a due anni di carcere, che scontò nella prigione di Reading. Questa terribile esperienza è all'origine della “Ballata del carcere di Reading, una delle sue opere più autentiche e sincere. La ballata è un lamento poetico in due momenti: l'impiccagione di un giovane detenuto, il rituale assurdo e feroce dell'esecuzione, e la meditazione, profondamente religiosa, sul male e la redenzione.

Seguendo la lezione di Franco Buffoni, De Capitani fa piazza pulita dei molti Wilde mitici per cercare quello reale, capace di prefigurare il secolo a venire anticipando l'arte come recita sociale e la vita come performance artistica.
Secondo il regista, “The ballad of Reading gaol” si presta a una messinscena "perché in un certo senso lo è: è una messinscena complessa, ritualmente complicata, dove una volta ancora l'attrazione fisica si sublima in canto e il canto sublima la sofferenza in bellezza".

Giovanna Marini ha scritto cinque ballate, componendo una musica che va dalla ballata irlandese fino a Schubert, passando anche per i Beatles. Umberto Orsini farà Wilde, teso a cogliere solo il lato artistico-estetico, la bellezza dei versi. De Capitani immagina e studia una scrittura che sia "strategia di dislocazione sapiente delle forme e dei materiali da combinare con le parole cantate di Giovanna, con la sua musica altrettanto ostinata e precisa".

Al centro di tutto, Wilde: la sua condizione di prigioniero e il corpo di un ragazzo, un giovane soldato, condannato alla forca per l'assassinio della sua amante, un Woyzeck inglese con la giubba rossa dei dragoni di sua maestà. Wilde lo ha solo visto nell'ora d'aria e trova una nuova vena che unisce i suoni, i colori, i pensieri e gli incubi e i corpi inappagati della galera con una certa luce di un amore trasfigurato.


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